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Stanze e finestre strutturano, giorno per giorno, il modo in cui osserviamo e modifichiamo i nostri spazi. La mostra, a cura di Nina Bassoli e Davide Tommaso Ferrando, propone una doppia proiezione di immagini di interni domestici e viste sulla città raccolte attraverso una call, una collezione di dispositivi abitativi a cura di Fosbury Architecture e un montaggio di spezzoni cinematografici a cura di Davide Rapp dal titolo “La finestra sullo schermo, un supercut”.

Fotografia di Roberto Cremascoli

Dispositivi elementari attraverso cui manifestiamo la nostra soggettività ed entriamo in contatto con il mondo che ci circonda, stanze e finestre strutturano, giorno per giorno, il modo in cui osserviamo e modifichiamo i nostri spazi. La mostra affronta tale tema attraverso una serie di installazioni multimediali ospitate all’interno di tre ambienti. Nel primo si trova una struttura metallica che definisce uno spazio raccolto: una “stanza nella stanza” a cura di Fosbury Architecture, le cui pareti sono composte da un atlante di dispositivi abitativi che resistono alla mercificazione dello spazio domestico. Il secondo ambiente, il cuore della mostra, è allestito con due grandi video montati a partire dalle immagini raccolte attraverso una call aperta, proiettate in una dimensione simile al reale. Il primo video presenta una serie di interni abitati, in cui è possibile intuire la vita che vi si svolge, sentendosi improvvisamente ospiti inattesi e un po’ voyeur di queste case. Il secondo video invita invece a guardare al di fuori di esse e a ricollocarle all’interno dei rispettivi spazi urbani, suggerendo la ricomposizione di una città inedita, non pubblica, spiata al di là delle finestre. Trovano spazio, nel medesimo ambiente, due spazi abitativi improvvisati, potenzialmente utilizzabili dai curatori del festival come camere da letto, durante i giorni di apertura della mostra. Nell’ultimo ambiente, un montaggio dal titolo “La finestra sullo schermo, un supercut”, composto per l’occasione da Davide Rapp attraverso spezzoni cinematografici, esprime tutta la potenza narrativa del tema dell’abitare in città: dell’intimità, ma anche dell’inquietudine generata dalle pareti di casa, degli sguardi che si incrociano attraverso le soglie e delle relazioni imprevedibili che si stabiliscono tra interno ed esterno.

A cura di Nina Bassoli e Davide Tommaso Ferrando.